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VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DELLA VITA
IN UN GRUPPO DI PAZIENTI PSICOTICI*


A. Mazzeo**
*Comunicazione al Convegno "Il problema della valutazione nel campo della salute mentale, 1º seminario" svoltosi a Martina Franca (TA) - 21.4.89
**Aiuto Psichiatra, Servizio Psichiatrico Territoriale U.S.L. BR/6, S. Pancrazio Salentino (BR).

INTRODUZIONE

Il problema della valutazione dell'attività dei Servizi Psichiatrici è di pressante attualità nel rinnovato panorama dell'assistenza sanitaria in Italia, sempre più attento agli aspetti di qualità del processo ed agli indicatori. In questo ambito, la valutazione della qualità di vita del paziente acquista un particolare significato, dato che è il paziente il destinatario finale del "processo di produzione della salute".

Nel campo dell'assistenza psichiatrica vi sono numerosi segnali che indicano come la migliore qualità di vita si possa efficacemente coniugare con la razionalizzazione della spesa, mediante soprattutto la ridotta ospedalizzazione.

SCOPO DEL LAVORO

Lo studio si propone di valutare la qualità della vita degli utenti di un Servizio Psichiatrico Territoriale, in particolare di un gruppo di pazienti psicotici, attraverso l'analisi del rapporto del Servizio con le famiglie di questi pazienti.

Si è scelto, fra tutti gli utenti del Servizio, il gruppo dei pazienti psicotici, poiché la qualità di vita di questi pazienti, già gravemente compromessa dal disturbo psicotico, può ulteriormente deteriorarsi per precari rapporti intrafamiliari (maggior numero di ricadute, frequenti ospedalizzazioni, ecc.), assumendo che la relazione del Servizio con le famiglie sia un indicatore della qualità di vita degli stessi pazienti.

Un valido rapporto del Servizio con le famiglie di questi pazienti particolarmente a rischio, può infatti contribuire a ridurre la frequenza delle ricadute e le frequenti ospedalizzazioni.

METODOLOGIA

I dati raccolti si riferiscono all'anno 1988; in tale periodo il Servizio Psichiatrico Territoriale della U.S.L. BR/6 di S. Pietro Vernotico (BR) ha registrato una prevalenza di casi psichiatrici di 315, su un bacino di utenza di 46.550 Ab., (tasso per 100.000 di 678,8), una incidenza di 82 casi (174,0/100.000) ed una ospedalizzazione di 31 ricoveri (10 TSO, 21 VOL) pari a 66,5/100.000.

Il Servizio, aperto per 12 ore, dal Lunedì al Sabato, ha un organico di 2 medici, 2 psicologhe, 1 assistente sociale, 1 assistente sanitaria, 6 infermieri, 1 autista. Nel nostro territorio non vi sono strutture intermedie; vi è un S.P.D.C. che effettua solo ricoveri volontari.

Le attività svolte dal Servizio nel 1988 risultano pari a 9.144 interventi, così suddivisi:

  1. Visite ambulatoriali nº 4.329
  2. Visite domiciliari nº 3.336
  3. Contatti con Servizi Socio-Sanitari nº 376
  4. Contatti con altre Istituzioni/Organizzazioni nº 1.103

La selezione dei casi di psicosi è stata effettuata secondo i criteri diagnostici del DSM-III-R per le seguenti categorie:

Con queste modalità sono stati rilevati, al 31.12.88, 135 casi di psicosi (290,0/100.000); di questi 135 pazienti psicotici risultano tuttora degenti in O.P. 8 casi (17,1/100.000), mentre 127 vivono in ambito extra-ospedaliero (272,8/100.000). Di questi 127, sono stati seguiti dal servizio, nel periodo di riferimento, 78 casi (167,5/100.000).

La valutazione della qualità della vita riguarda questi 78 pazienti psicotici, in carico al servizio nell'anno 1988.

ESPOSIZIONE DEI DATI

A) Dati socio-demografici.- I 78 pazienti psicotici seguiti dal Servizio nel 1988 sono in maggioranza maschi (64%), celibi/nubili (65%), di età compresa fra i 30 ed i 59 anni (72%); il 35% ha conseguito la licenza di scuola media di 1º grado, il 27% la licenza elementare; in maggioranza sono pensionati (66%) e sono stati segnalati al Servizio dalla famiglia (32%) e mediante autoinvio (21%).

Il primo episodio di malattia si è verificato fra il 1981 ed il 1988 (49%) o nel decennio '71/'80 (31%); in epoca precedente nel rimanente 20%.

B) Diagnosi.- La diagnosi è di schizofrenia nel 30% dei casi, di disturbo dell'umore nel 26%, di disturbo psicotico non classificato altrove nel 24%, e di disturbo delirante nel 20%.

La collocazione attuale di questi 78 pazienti è la seguente: 35 pazienti vivono nella famiglia di origine (45%), 21 (8 maschi e 13 femmine) vivono con il coniuge (27%), 8 casi (10%) vivono con un altro familiare (fratello, zio, ecc.); vivono da soli 12 pazienti (15%), 1 paziente è in casa di riposo ed 1 paziente (seguito solo per alcuni mesi del 1988) è in carcere.

Da questi dati risulta che l'82% dei pazienti psicotici considerati nello studio vive in famiglia.

C) Trattamento.- Il trattamento psichiatrico ricevuto dal campione in esame è farmacologico nel 91% (nel 46% con neurolettici long-acting), psicoterapico nel 30% e sociale nel 59%; vi sono quindi pazienti che ricevono contemporaneamente due tipi, o tutti e tre i tipi, di trattamento erogati dal Servizio, in maniera integrata.

D) Assistenza.- Il campione è stato seguito ambulatoriamente nel 70% dei casi e a domicilio nel 91%; il trattamento domiciliare dei casi di psicosi prevale quindi nettamente rispetto a quello ambulatoriale. La partecipazione alle attività riabilitative organizzate dal Servizio si è avuta nel 44% dei casi. Alcuni pazienti hanno avuto con il Servizio tutti e 3 i contatti, alcuni sono seguiti solo a domicilio, altri solo mediante l'inserimento in attività riabilitative (soggiorni, escursioni, attività ricreative).

Il numero di contatti nell'anno è superiore a 40 nel 32% dei casi, fra i 20 e i 40 nel 28%, inferiore a 20 nei rimanenti; per alcuni pazienti, particolarmente problematici, si sono superati anche i 100 contatti nell'anno, ma in media si hanno contatti settimanali o bisettimanali.

Nel 1988 sono stati ricoverati 15 pazienti (20%); 19 casi (24%) non sono mai stati ricoverati nel corso della loro malattia.

COMMENTO DEI DATI

Un primo dato di un certo interesse è la modalità di segnalazione, che risulta essere per conoscenza diretta da parte dell'utenza (familiari o lo stesso paziente) nel 53% dei casi; in altre esperienze personali presso altri Servizi (dati non pubblicati) era pari al 20%; la modalità di lavoro adottata dal S.T.P. della U.S.L. BR/6, decisamente proiettata nel territorio, risulta favorire l'invio per conoscenza diretta.

Significativo è il dato sul numero di pazienti psicotici inserito in famiglia, pari all'82%.

A questo risultato il Servizio è giunto assicurando una assistenza domiciliare assidua, con frequenza settimanale o bisettimanale, ma anche maggiore quando necessario. Con questa modalità assistenziale, prevalentemente territoriale, il Servizio diviene un chiaro punto di riferimento per la famiglia del paziente, e ciò si traduce in buona accettazione familiare. In questa realtà spesso è la famiglia, in occasione di ricadute, che chiede al Servizio di evitare il ricovero del paziente e di curarlo a domicilio (in precedenti esperienze personali il Servizio doveva "lottare" con la famiglia per evitare il ricovero del paziente).

Interessante è anche il dato relativo ai pazienti inseriti nelle attività riabilitative, che vede la partecipazione attiva anche dei loro familiari, così che l'esperienza diviene un momento di condivisione di elementi positivi, ludici. Questa condivisione diviene capace di bilanciare gli elementi negativi legati alla malattia, evidenziando alla famiglia gli aspetti "sani" del paziente.

CONCLUSIONE

I dati esposti nel presente lavoro consentono di connotare in maniera positiva il rapporto del Servizio con le famiglie dei pazienti psicotici, e ciò anche grazie alla particolare modalità operativa che integra i diversi trattamenti che il Servizio eroga, con prevalenza delle attività territoriali, domiciliari e sociali, e quindi con un sostegno concreto offerto alle famiglie di questi pazienti particolarmente a rischio.

Grazie a questo lavoro registriamo un elevato inserimento familiare di questi pazienti, una bassa ospedalizzazione, un ridotto numero di TSO ed un ridotto numero di pazienti psicotici in O.P.

Tutto ciò si traduce in una buona qualità di vita del paziente psicotico, inserito in famiglia e nella comunità, e per il quale non si verificano fenomeni dei espulsione da parte del gruppo sociale di appartenenza.

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E-Mail: a.mazzeo@tin.it

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