NEUROLOGIAPSICHIATRIASCIENZE UMANErivista della Fondazione "Centro Praxis"AMMESSA AL PREMIO PER I PERIODICI DI ELEVATO VALORE CULTURALEDiretta da: Raffaello Vizioli e Severo PuotiE-MAIL Fonprax@Caserta.peoples.itVolume XVI - N. 2 - Marzo-Aprile 1996 - Pagine 233-240 |
*Aiuto del Servizio di Neuroradiologia del P.O. "V. Fazzi" di Lecce.
**Risp. Aiuto ed Assistente del 3º Rep. Uomini del P.O. Psichiatrico
"G.Libertini" di Lecce.
Le diverse tecniche di imaging cerebrale oggi disponibili (TAC,NRM,PET,SPECT)
hanno assunto sempre maggiore importanza nella ricerca e nella diagnostica
psichiatrica man mano che sono andati accumulandosi dati indicativi di
alterazioni morfologiche cerebrali nella patologia mentale, soprattutto
schizofrenica.
I primi rilievi, di tipo anatomopatologico, circa l'esistenza di alterazioni
encefaliche nella schizofrenia risalgono al 1915 ad opera di Southard, il
quale riscontrò, nel 90% del la sua casistica autoptica su pazienti
schizofrenici, la presenza di atrofia cerebrale generalizzata e/o focale,
preferibilmente localizzata all'emisfero SN, di idrocefalo interno e di
lesioni interessanti soprattutto i centri di associazione di Flechsig.
La disponibilità di tecniche di indagine strumentale consentì
di evidenziare, sin dagli anni '50, l'esistenza di alterazioni morfologiche
cerebrali in alcuni soggetti schizofrenici. L'alta invasività delle
prime tecniche(pneumoencefalografia) ha limitato il ricorso ad esse quale
metodo di approfondimento diagnostico nei casi di schizofrenia.
La possibilità di utilizzare, nello studio del cervello, metodiche
meno invasive ha consentito di effettuare, sin dagli anni '70, numerosi
rilievi morfologici (TAC e NRM) e morfofunzionali (PET e SPECT) in diverse
patologie psichiatriche (Sacchetti, Vita et al. 1990; Sorge, Scicolone et al,
1990; Weinberger, Canon-Spoor et al, 1980).
In particolare per la schizofrenia l'attenzione dei ricercatori si è
soffermata soprattutto sulle anomalie ventricolari (dilatazione dei
ventricoli laterali), sulla presenza di atrofia corticale e sottocorticale, ecc.
(Andreasen, Smith et al, 1982; Cazzullo, 1993; La Torre, Pastore Trossello et
al, 1992; Obiols, Marcos et al,1987; Rossi, Roncone et al, 1986; Sacchetti,
Vita, 1986;).
L'alterazione neuromorfologica più frequentemente citata in letteratura
è la dilatazione dei ventricoli, soprattutto di quelli laterali (Delle
Chiaie, 1992; Pancheri, 1992; Sacchetti, Vita, 1992).
Crow (1980) intuì una correlazione significativa fra tipologia
schizofrenica e dilatazione ventricolare, e, in base ai segni neuroradiologici
e al quadro clinico, descrisse due tipi di schizofrenia: Tipo I, caratterizzato
dalla presenza di sintomi produttivi e ben controllato dalla terapia
neurolettica e dovuto probabilmente a trasmissione iperdopaminergica nel
sistema limbico; Tipo II, con sintomi negativi, scarsa risposta ai neurolettici,
associato a dilatazione ventricolare, atrofia corticale e deterioramento
cognitivo.
I dati ottenuti sinora non sono conclusivi, alcuni risultano contraddittori, ma consentono di poter affermare che in molti casi di schizofrenia esiste una anomalia strutturale dell'encefalo, che è stata correlata di volta in volta con diversi parametri clinici (precocità della malattia, sua familiarità, mese di nascita del paziente, presenza di sintomi negativi, ecc.) ma senza giungere a risultati definitivi (Rossi, Stratta et al, 1987).
Il nostro studio si propone di portare un contributo nel campo delle indagini sulla presenza di alterazioni morfologiche cerebrali nella schizofrenia. In questa ricerca vengono esaminati pazienti affetti da schizofrenia cronica lungamente istituzionalizzati in ospedale psichiatrico. Quest'ultimo dato è motivo di originalità del lavoro poiché in letteratura non abbiamo reperito studi su popolazioni di lungodegenti.
Sono stati sottoposti ad indagine TAC-cranio s.m.c.16 lungodegenti manicomiali
con diagnosi di schizofrenia; ne vengono compresi nello studio 14 poiché
un paziente alla revisione diagnostica risultò affetto da un Disturbo
Schizoaffettivo, ed un secondo fu trasferito in altro reparto
(Tab. 1).
Si tratta di 14 maschi, di età compresa fra 37 e 72 anni (età
media 60,3 aa); la loro età all'epoca dell'esordio della patologia era
in media di 22,3 anni (range 18-32 aa), la durata media di malattia è
di 37,3 anni (range 18-52 aa). L'istituzionalizzazione va da un minimo di
4-8 ad un massimo 45-50 aa; i periodi brevi sono dovuti a pazienti rientrati
in OP da casa o da strutture intermedie; l'istituzionalizzazione media risulta
di 28,8 aa tenendo conto di ciò.
La diagnosi di ingresso è di Sindrome Dissociativa in 4 casi, di
Schizofrenia in 3 casi, di Sch. Paranoide in 4, Sch. Catatonica in 1 e Sindrome
Confusionale in 2 casi; tali diagnosi risultano formulate da medici diversi,
per cui esprimiamo delle riserve sulla omogeneità dei criteri adottati.
La revisione diagnostica da noi effettuata secondo i criteri del DSM-III-R
(A.P.A., 1987) ci ha fornito i seguenti risultati: 2 casi Sch. Disorganizzata
Cronica, 1 caso Sch. Catatonica Cronica, 9 Sch. Residua Cronica e 2 Sch.
Paranoide in Remissione.
Dopo la effettuazione della TAC cranica s.m.c. sono stati misurati alcuni
indici neuroradiologici, successivamente correlati con dei parametri clinici.
Il neuroradiologo non era a conoscenza della diagnosi di ciascun soggetto,
ma sapeva solo che si trattava di un gruppo di pazienti schizofrenici
provenienti dall'ex-OP di Lecce.
Gli indici misurati sono i seguenti:
1) F.H.I. (Frontal Horn Index): rapporto fra massima ampiezza dei corni frontali
dei ventricoli laterali e massima ampiezza interna del cranio allo stesso
livello.
2) C.M.I. (Cell Media Index): è il rapporto fra la minima ampiezza dei
ventricoli laterali nella regione della "cella media" e la rispettiva
ampiezza del tavolato esterno.
3) 3° ventr.: è la massima ampiezza del terzo ventricolo.
4) T.C. (Temporal Cortex): è la media della massima ampiezza delle
scissure silviane DX e SN.
5) C.I. (Cortical Index): è il valore medio fra le ampiezze dei 4 solchi
cerebrali più larghi a partire dalla scissura interemisferica.
I referti relativi alla TAC cranica del campione da noi esaminato sono i
seguenti:
1) Dilatazione ventricolare: 9 casi;
2) Atrofia corticale: 5 casi;
3) Atrofia sottocorticale: 4 casi;
4) Dilatazione degli spazi subaracnoidei: 1 caso;
5) Ipodensità del nucleo caudato di SN: 1 caso.
La misurazione degli indici neuroradiologici fornisce i seguenti dati
(Tab. 2):
1) FHI: aumentato, in base all'età, in 7 pazienti (50%);
2) CMI: aumentato in 4 pazienti (28,5%);
3) 3° ventr.: è normale in tutti i casi esaminati;
4) TC: in tutti e 14 i pazienti risulta normale rispetto all'età;
5) CI: normale in tutti i casi rispetto all'età.
Dai primi risultati basati sulla misurazione degli indici si evince che esiste una discrepanza fra i dati obiettivi di misurazione matematica e il referto radiologico. Ciò è facilmente intuibile in quanto molto spesso il referto è basato su valutazioni grossolane di atrofia, legate spesso al l'esperienza del radiologo, mentre gli indici, basati su calcoli matematici, non risentono di questa variante.
Sono state effettuate correlazioni con l'età cronologica dei pazienti, con il mese di nascita, con l'età di esordio della malattia, con la durata della stessa, con la durata della istituzionalizzazione e con il tipo di Schizofrenia.
A) CON L'ETÀ CRONOLOGICA.- Il campione esaminato ha un'età media
di 60,3 aa (37-72); in particolare un solo paziente ha 37 aa, 6 un'età
fra 50-59 aa, 4 hanno 60-69 aa e 3 oltre 70 aa; abbiamo individuato due
sottogruppi per età, sino a 59 aa ed oltre 60 aa.
Il cluster patologico del FHI si colloca nelle classi di età più
giovanili, il sottogruppo con meno di 60 aa (5 casi su 7). Il CMI mostra la
medesima distribuzione risultando aumentato in 3 casi su 7 di età
inferiore ai 60 aa. Gli altri indici sono normali in tutti i casi esaminati.
B) CON IL MESE DI NASCITA.- Nel nostro campione 9 pazienti risultano nati nei mesi freddi (DIC-APR) e 5 nei mesi caldi. Il FHI è aumentato in 4 dei 9 soggetti nati nei mesi freddi ed in 3 dei 5 nati nei mesi caldi. Il CMI è maggiore in 2 pazienti di ciascun sottogruppo.
C) CON LA PRECOCITÀ DELL'ESORDIO.- L'età media di esordio della malattia è di 22,3 aa. Il cluster patologico del FHI si colloca nel sottogruppo di pazienti con età di esordio superiore alla media (4 su 6 casi) mentre il cluster patologico del CMI si distribuisce nel sottogruppo in cui la malattia è insorta ad una età inferiore alla media (3 su 8 casi).
D) CON LA DURATA DI MALATTIA.- Nei casi esaminati la schizofrenia dura in media 37,3 aa. I cluster patologici si distribuiscono entrambi nel sottogruppo con durata di malattia inferiore alla media (rispettivamente in 6 su 8 casi è aumentato il FHI ed in 3 su 8 casi è aumentato il CMI).
E) CON LA DURATA DELLA ISTITUZIONALIZZAZIONE.- Gli indici patologici prevalgono nel sottogruppo con periodo di istituzionalizzazione inferiore alla media (rispettivamente in 4 casi su 6 è aumentato il FHI ed in 2 casi su 6 è aumentato il CMI).
F) CON LA DIAGNOSI.- Consideriamo le diagnosi singolarmente:
a) Sch. Disorganizzata Cronica: in 1 caso sono aumentati entrambi gli
indici, nell'altro solo il FHI;
b) Sch. Catatonica Cronica: nel solo caso con questa diagnosi è
aumentato il CMI;
c) Sch. Paranoide in Remissione: 2 casi, con indici normali;
d) Sch. Residua Cronica: 9 casi, con FHI aumentato in 5 e CMI aumentato in 2.
I dati suesposti consentono di formulare alcune interessanti considerazioni.
In primo luogo, pur trattandosi di un campione di età avanzata (media
60,3 aa) gli indici neuroradiologici suggestivi di atrofia corticale risultano
normali in tutti i casi esaminati, mentre sembra essere presente atrofia
sottocorticale in 9 casi su 14, espressa dall'aumento del FHI e del CMI (in
alcuni sono aumentati entrambi).
Esaminando le correlazioni effettuate risulta che gli indici patologici si
correlano inversamente all'età cronologica (prevalgono nelle età
più giovanili), al mese di nascita (più alterati nei pazienti
nati nei mesi caldi), alla durata di malattia (inferiore alla media), ed alla
istituzionalizzazione(inferiore alla media).
In relazione all'età di esordio della malattia i due indici mostrano
un comportamento differente poiché il FHI è aumentanto nei casi
ad esordio più tardivo ed il CMI è aumentato nei casi ad esordio
più precoce.
Per il Tipo di Schizofrenia gli indici patologici sono associati più
frequentemente con la diagnosi del Tipo Residuo Cronico (6 casi su 9),
Disorganizzato Cronico (2 casi su 2) e Catatonico Cronico (1 caso su 1),
più che con il Tipo Paranoide in Remissione (nessun caso).
Nel nostro studio, effettuato su un campione di 14 pazienti schizofrenici
lungodegenti manicomiali, si rileva la presenza di atrofia sottocorticale
(aumento degli indici FHI e CMI) nel 64,3% dei casi; in nessuno è
presente atrofia corticale (indici TC e CI).
L'unica correlazione dell'atrofia sottocorticale pare esserci con la presenza
stessa del processo patologico schizofrenico e con il tipo di diagnosi.
In particolare, pur con tutti i limiti posti dalla esiguità del campione,
sembra che anomalie morfologiche encefaliche si accompagnino al decorso cronico
della Schizofrenia.
È difficile dire se tale rilievo neuromorfologico sia predittivo di una
evoluzione prognostica sfavorevole della malattia, come numerosi studi
sembrano indicare, o sia la conseguenza della durata e del tipo di malattia
stessa, o di altri fattori (atrofia da non uso?).
La presente indagine non consente di poter giungere a queste conclusioni, ma
sarebbe interessante verificare le ipotesi in pazienti ambulatoriali non
istituzionalizzati, cosa possibile oggi grazie alla disponibilità
di una tecnica di imaging cerebrale, la TAC cranica, non invasiva, di facile
accesso e relativamente poco costosa, pur con le dovute limitazioni poste dalla
collaborazione dei pazienti stessi.
Forse in un prossimo studio sarà possibile dimostrare un nesso diretto
fra tipo di schizofrenia e involuzione cerebrale.
Andreasen NC, Smith MR et al: Ventricular enlargement in Schizoprenia: definition and prevalence: Am J Psych, 139, 3, 1982.
A.P.A.: Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, III Ediz-R, 1987.
Cazzullo CL: Psichiatria. Micarelli Editore, 1993.
Crow TJ: Molecular Pathology of Schizophrenia: more than one Disease Process? Brit J Med, 280, 1-9, 1980.Delle Chiaie R: Disturbi Schizofrenici:diagnosi e diagnosi differenziale, in Cassano GB, Pancheri P: Trattato Italiano di Psichiatria. Masson, 1992.
La Torre A, Pastore Trossello M et al: Uno studio neuroradiologico su pazienti schizofrenici. Riv Sper Fren, 1, 123-138, 1992.
Obiols JE, Marcos T et al: Ventricular Enlargement and Neuropsychological Testing in Schizophrenia. Acta Ps Scand, 76, 199, 1987.
Pancheri P: Disturbi Schizofrenici: Etiopatogenesi-Alterazioni morfologiche, in Cassano GB, Pancheri P: Trattato Italiano di Psichiatria. Masson, 1992.
Rossi A, Roncone R et al: L'indagine TAC nei Disturbi Schizofrenici. Riv Sper Fren, 6, 1201-1208, 1986.
Rossi A, Stratta et al: An Assessment of the Ventricular System and Cerebral Cortex Abnormalities in Chronic Schizophrenics Patients a Correlation Study with Clinical Variables. New Trend in Exper and Clin Psych, 3, 5-12, 1987.
Sacchetti E, Vita A: La TAC cerebrale nella diagnosi di Schizofrenia. Riv Psich, 21, 106-117, 1986.
Sacchetti E, Vita A: Visualizzazione cerebrale in Cassano GB,Pancheri P: Trattato Italiano di Psichiatria. Masson, 1992.
Sacchetti E, Vita A et al: Tecniche di visualizzazione cerebrale in psichiatria: prospettive cliniche, in Cassano GB: Psichiatria Medica. UTET, Torino, 1990.
Sorge GA, Scicolone I et al: Reperti TAC in corso di patologia psichiatrica. Formaz Psich, 3, 107-114, 1990.
Weinberger D, Canon-Spoor E et al: Poor Premorbid Adjustement TC Scan Abnormalities in Chronic Schizophrenia. Am J Psych, 137, 1980.
Tab. 1 - Caratteristiche socio-demografiche e cliniche del campione oggetto di studio