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ANNO 0 - N° 0 - APRILE 1998

Salute Mentale

SPAZIO PERIODICO PER GLI UTENTI DEI SERVIZI PSICHIATRICI, PER I LORO FAMILIARI E PER GLI OPERATORI
SOMMARIO
PERCHÉ QUESTO GIORNALE?

Al di là di tutte le interpretazioni che ad esso si vorranno dare, delle inevitabili dietrologie, che vorranno attribuirci più o meno reconditi scopi, più o meno occulte manovre di strumentalizzazione, la nostra finalità è una sola.
La nostra finalità è quella di dare vita ad uno spazio per chi ha a sua disposizione solo lo spazio angusto della malattia (gli utenti dei Servizi psichiatrici ed i loro familiari).
Con questo spirito chiamiamo sin da ora a collaborare con questa iniziativa tutti coloro che la condivideranno, con articoli, lettere, vignette: tutto ciò che è comunicazione; tutto ciò che possa ampliare lo spazio ora occupato dalla malattia.

Il giornale è organizzato intorno ad un tema centrale della psichiatria. Su questo tema si sviluppano articoli, interviste, lettere, vignette, ecc.
Veniamo a parlare di questo numero.
Per ora si tratta di una sperimentazione artigianale: niente carta patinata, niente sofisticata tecnologia, ma solo lavoro di videoscrittura e di fotocopia.
Se verranno tempi migliori dipenderà molto da chi ci legge.

Quale tema centrale di questo numero abbiamo scelto di pubblicare una bella poesia del Dr Emilio Lupo, già Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica.

Nella finzione letteraria, un paziente ricoverato in manicomio rivolge alcune domande ad un interlocutore. Anche se ormai siamo alla chiusura formale dei manicomi, tali argomenti sono più che mai di attualità, poiché la cultura del manicomio è tuttora diffusa in molti Servizi e fra molti operatori; poiché molte Case Famiglia, pubbliche o private, hanno riprodotto il manicomio.

In allegato a questo numero del giornale i lettori troveranno una CARTA DEI DIRITTI DEI DISABILI PSICHICI; si tratta dell’ultimo articolo del Regolamento del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste. Vorremmo che divenisse la Carta dei Diritti degli Utenti dei Servizi Psichiatrici nella nostra provincia.
Un primo tentativo di farla circolare all’interno delle strutture psichiatriche è stato affossato da alcuni psichiatri. Confidiamo in una maggiore fortuna dopo l’uscita di questo giornale.

ELETTROSHOCKKEZZE

La presa di posizione del Ministero della Sanità sul problema dell’elettroshock ha gettato nel panico numerosi Direttori Generali di A.S.L.
Difatti, se i Coordinatori dei D.S.M. autorizzeranno gli ES si prevede un rilevante aumento della spesa per l’energia elettrica.
Sappiamo, da indiscrezioni, che sono allo studio soluzioni alternative, quali apparecchi per ES alimentati a metano, o addirittura a vapore!! Decisamente innovativo è l’apparecchio ad energia solare: l'unico problema di questa soluzione è rappresentato dalla giornate nuvolose! Ma niente paura: sarà integrato da un generatore a pedali. In tal modo il paziente, non solo fa l’elettroshock, ma fa pure ginnastica il che non guasta mai!
Auguriamo a questi «innovatori» di sperimentare essi stessi le proprie diavolerie: ne hanno estremo bisogno!!


SOMMARIO

Pag. 1: Perché questo giornale? Pag. 1: Elettroshockkezze
Pag. 2: "Se fossi matto ..." di Emilio Lupo
Pag. 3: Intervista al Direttore Generale della A.S.L. LE/1
Pag. 4: Lettere
Pag. 4: È nata una speranza 

2

Se fossi matto chiederei ...

di Emilio Lupo

Se fossi matto mi interrogherei sul tempo. Nel manicomio infatti il tempo non esiste. Se mi dicessero che siamo nel 1997, mi interrogherei, ancora una volta, sulla vita e sul tempo che mi è stato rubato, sulle cose che non ho potuto fare e su quelle che mi sono state impedite.

Se fossi matto mi chiederei perché dopo tanto tempo dalla legge di riforma psichiatrica sono ancora qui. Perché nonostante la legge 180 di vent’anni fa e le leggi regionali sulla salute mentale che mi facevano sperare di uscire da questo luogo dove mi hanno tolto i miei indumenti, legato, imbottito di psicofarmaci, rasato i capelli, dove ho mangiato cibo che altri sceglievano per me, dove mi hanno rubato il sonno, il sogno, la speranza e la gioia di vivere, sottratto tutti i miei diritti e sopratutto la libertà, non è successo assolutamente nulla di importante per me.

Se fossi matto vi chiederei perché oggi alcuni pensano di lasciarmi ancora in manicomio, perché a due anni dal duemila sono oramai più vecchio che matto e perciò i vecchi, che contano come i matti, è meglio che non si muovano, non si debbono muovere da qui. E quelli che sono vecchi, forse, potranno venir fuori.

Se fossi matto vi chiederei: che state facendo per me?

Se fossi matto vi chiederei com’è il mare, di che colore è il vostro cielo, qual’è il profumo della vostra donna e se esiste ancora la casa dove sono nato.

Se fossi matto vi parlerei degli elettroshock subiti negli anni addietro, dei terribili momenti dell'attesa prima dell’applicazione degli elettrodi, delle urla, dell'intenso odore di urine, della voce dell’infermiere che ti chiama per nome e del medico che questo nome nemmeno conosce.

Se fossi matto vi parlerei dei lunghi inverni passati in reparto, a contare le mattonelle, delle allucinazioni che mi hanno aiutato a sopravvivere, dei cessi sempre sporchi e dei riscaldamenti sempre guasti.

Se fossi matto vi parlerei del caldo di agosto, dei miraggi del mare che passavano per allucinazioni.

Se fossi matto vi chiederei di vedere la Casa Famiglia del mio quartiere, di conoscere gli operatori del mio Distretto, di guardarli negli occhi, di parlare con loro del mio futuro, del mio presente.

Se fossi matto vi chiederei di mangiare la neve, di andare al cinema, di sapere se posso chiamare di notte se dovessi sentirmi male o semplicemente solo.

Se fossi matto vi chiederei quanti soldi valgono le cure che mi date, di conoscere quanti denari si spendono nei manicomi e nelle cliniche private.

Se fossi matto vi chiederei perché dopo tanti anni rinchiuso qui non ho ancora la pensione, oggi che sono non solo matto ma anche vecchio e voi non riuscite a tutelarmi né come anziano né come pazzo.

Se fossi matto vi chiederei di sapere perché spendete tanti soldi per il privato accreditato e tanto poco per il pubblico dimenticato. Il pubblico, difatti, mi rassomiglia.

Se fossi matto vi chiederei che fine ha fatto il Progetto-Obiettivo «Tutela della Salute Mentale» e perché i manicomi privati non fanno nemmeno finta di chiudere.

Se fossi matto vi chiederei di stanare quelli che fanno ancora l’elettroshock senza consenso e senza nessuno a cui dar conto della sua efficacia.

Se fossi matto firmerei un appello contro le guerre, mi appellerei ai poeti, agli anchormen, ai pittori, ai matematici, ai cantautori e ai politici perché mi dicessero, ognuno a modo proprio, dei fetori del manicomio, del prezzo della vita, dei rigidi inverni, delle mattonelle contate mille volte, del suono dei pianti, delle leggi mai applicate e dei volti dei matti ormai sfioriti.

Se fossi matto vi chiederei del mio futuro, del mio presente. Vi chiederei di me.

SOMMARIO

3

IL MANICOMIO CHIUDE DAVVERO?

INTERVISTA AL DIRETTORE GENERALE DELLA A.S.L. LE/1, AVV. PAOLO PELLEGRINO

La legge 180 approvata dal Parlamento nel 1978, ha rappresentato e rappresenta a tutt'oggi la normativa alla quale ci si è riferiti negli ultimi vent’anni per la realizzazione dei cambiamenti nell'ambito dell'assistenza psichiatrica.
Questa legge oltre ad attribuire sul piano organizzativo la centralità dell’intervento ai Servizi Psichiatrici Territoriali (CSM), collocare le strutture psichiatriche di ricovero negli ospedali generali con la costituzione dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), definire gli interventi di ricovero obbligatorio in termini di provvedimenti eccezionali e di breve durata, sanciva l’abolizione e la definitiva chiusura di tutti gli ospedali psichiatrici esistenti sul territorio nazionale.
Tuttavia il processo di deistituzionalizzazione che sarebbe dovuto andare di pari passo con la costituzione di una rete di servizi a struttura dipartimentale che svolgessero funzioni preventive, curative e riabilitative della salute mentale, così come già prevedeva l’articolo 34 della suddetta legge, si è svolto in maniera disomogenea nelle varie parti d’Italia. Lo scarso impegno profuso dai governi nell'intervenire concretamente per l’applicazione della legge, anche in termini finanziari, ha contribuito infatti a creare delle situazioni molto diversificate in quanto, in mancanza di decisioni chiare da parte del governo centrale, alcune Regioni e USL hanno emanato provvedimenti con risvolti operativi ed incisivi, mentre altre hanno assunto una posizione d’attesa. Ciò ha comportato in particolare per il centro ed il sud d'Italia la persistenza di grandi ospedali psichiatrici con conseguente scarso sviluppo della rete assistenziale territoriale. Ci si è limitati infatti alla costituzione dei CSM e qualche casa alloggio, trascurando la necessità e l’importanza della organizzazione ed attivazione di strutture intermedie territoriali non ospedaliere, quali le strutture residenziali, le strutture semi-residenziali (centri diurni e day-hospital), le comunità riabilitative e più in generale la strutturazione di interventi volti al reinserimento lavorativo oltre che sociale.

Un cambiamento significativo per l’organizzazione psichiatrica è stato determinato dall'approvazione da parte del parlamento del Progetto Obiettivo per la Tutela della Salute Mentale, pubblicato come decreto del Presidente della Repubblica nell'aprile del 1994. Le indicazioni del Progetto Obiettivo erano:
- creare in tutte le USL una rete di strutture territoriali, residenziali e semi-residenziali, con particolare attenzione alla riabilitazione e alla gestione della crisi;
- diversificare le competenze professionali degli operatori al fine di renderli in grado di affrontare la nuova cronicità e tutte le altre patologie in aumento;
- sviluppare una organizzazione dipartimentale del lavoro al fine di garantire all’utente la continuità terapeutica mediante

una presa in carico globale;
- chiudere definitivamente gli ospedali psichiatrici.

Sulla base di questo Progetto Obiettivo e delle più recenti linee guida ministeriali e regionali, nonché sulla base di alcune indicazioni contenute nella proposta di Piano Sanitario Nazionale, e delle esigenze e la domanda da parte della popolazione, la nostra Azienda ha elaborato proprio in questi giorni un progetto relativo alla organizzazione del Dipartimento di Salute Mentale.
Questo progetto prevede:
- il potenziamento delle strutture territoriali esistenti CSM, Day Hospital, Centri Diurni, Centri Residenziali, CAT;
- la creazione di Residenze Sanitarie Assistite (RSA) e Centri Residenziali, volti ad accogliere il residuo manicomiale, al fine di rendere dunque possibile la definitiva chiusura dell'OPIS.

A tal proposito voglio ricordare che i pazienti attualmente ricoverati nel nostro ospedale psichiatrico, e di competenza di questa AUSL, per i quali non è stato possibile un reinserimento in famiglia, sono 59 e saranno trasferiti nelle RSA allocate in padiglioni ristrutturati dell'ex OPIS e nei Centri Residenziali di Strudà e di Squinzano, che si spera saranno operativi prima dell'estate.
Gli altri 60 pazienti ancora ricoverati ricadono sotto la competenza di altri Dipartimenti di Salute Mentale, quelli di Brindisi e di Taranto che sono stati più volte sollecitati a farsene carico.

È prevista inoltre la nuova attivazione di:
- ulteriori Centri Residenziali e Semi-Residenziali (Centri Diurni e Day Hospital) su tutti i territori di competenza di questa AUSL, che permettano di accogliere i “nuovi cronici” e nei quali vengano svolti programmi terapeutici e riabilitativi individualizzati a breve, medio e lungo termine al fine di prevenire e contenere il ricovero e successivamente rendere possibile il reinserimento sociale e lavorativo;
- un Centro di Psicopatologia per l’Infanzia e l’Adolescenza, per il trattamento psicoterapico delle psicosi infantili gravi, a Lecce;
- un Centro per la Cura e la ricerca sui Disturbi del Comportamento Alimentare, per il trattamento in regime ambulatoriale e di Day Hospital dell’anoressia e bulimia nervose, a Lecce;
- un Centro di riferimento per l’Alcologia, a Galatina;
- un Servizio di Psicologia Clinica;
- un Osservatorio Epidemiologico aziendale per la Patologia Psichiatrica, a Carmiano.

L’approvazione di questo progetto di organizzazione dell'assistenza psichiatrica è ormai imminente, e dunque i cittadini potranno usufruire tra brevissimo tempo dei servizi qui descritti, per i quali esistono già dei progetti approvati e validi.

SOMMARIO

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LE LETTERE

Chiaramente, in questo primo numero, non abbiamo lettere da pubblicare; riempiamo questo vuoto autoinviandoci una lettera.

«Gentile Direzione del giornale “Salute Mentale”, vi scrivo per sapere quali sono i compiti dei Centri di Igiene Mentale. Seguo infatti questi argomenti in televisione e sulla stampa ed ho visto che in alcune regioni i Centri sono aperti per 12 ore al giorno, assicurano una reperibilità il sabato pomeriggio, la domenica, di notte, svolgono l’assistenza domiciliare in casa degli ammalati, non lasciano la famiglia da sola ad affrontare la malattia mentale di un proprio congiunto. Da noi, se si ha bisogno del Centro di Igiene Mentale di pomeriggio o di domenica, o di notte, non si trova nessuno, se si ha bisogno di una visita urgente si viene prenotati dopo 20 giorni. Ma la malattia mentale, secondo loro, viene a comando? E poi, che cosa danno agli ammalati oltre alle medicine ed a qualche colloquio? Ho sentito parlare di Centri Diurni, di luoghi dove gli ammalati possono trascorrere la giornata invece di stare chiusi in casa o di girare per strada venendo derisi. Ho sentito parlare di Centri che organizzano passeggiate, soggiorni di vacanza per gli ammalati; ho sentito parlare di Case Famiglia nel proprio quartiere e non a decine di chilometri dal proprio paese, come accade da noi; ho sentito parlare di ospedali di giorno, dove curare i momenti di crisi e far ritornare il malato a casa la sera. La mia domanda finale è questa: ma tutte queste cose, di cui ho sentito parlare, avvengono in Italia o no? I Dipartimenti di Salute Mentale di Trieste, di Arezzo, e di altri luoghi dove avvengono le cose di cui ho sentito parlare, si trovano in Italia o no? Forse per vedere curati bene i nostri ammalati, li dobbiamo mandare a Trieste?»

Giriamo questa lettera a chiunque sia in grado di darle una risposta.

SOMMARIO

È NATA UNA SPERANZA

Evviva! Il 03 Marzo 1998 è nata a Lecce l’ASTSM - Associazione Salentina per la Tutela della Salute Mentale.
Quest'associazione è stata fortemente voluta dai familiari dei disagiati psichici perché molto spesso si sono trovati ad affrontare ed a gestire in completa solitudine la quotidana problematica legata a questa grave malattia.

È proponimento dell’associazione dare un efficace sostegno sia ai malati che ai familiari ed è intento apportare sostanziali miglioramenti alla qualità della vita delle persone psichicamente sofferenti ma soprattutto incrementare la lotta contro le discriminazioni e l’emarginazione alle quali le stesse vengono spesso sottoposte.

Tutto ciò è iniziato con la flebile voce della Sig.a COI Anna Chiara, la quale, presa da disperazione, ha chiesto la possibilità di confrontarsi con altre persone che giornalmente vivono le sue esperienze.

Così, pian piano è riuscita a mettersi in contatto con altri familiari e siamo diventati due...e poi...tre...e poi tanti...ed abbiamo voluto affiancare la nostra voce a quella della Sig.a COI. Per questo vi chiediamo di non nascondervi in casa, di uscire allo scoperto, di non credere che la vostra situazione sia un peso o una vergogna da portare da soli, di non pensare che non ci sia più niente da fare: NO! adesso basta! Sappiamo che possiamo dare forma ai nostri diritti e a quelli dei nostri cari.

L’ASTSM è nata, ora aiutateci a farla crescere bene.



A.S.T.S.M.
SIG.A ANNA CHIARA COI
C/O C.S.M. - SERVIZIO SOCIALE
PIAZZETTA BOTTAZZI - 73100 LECCE
TEL. (0832) 340355 - FAX (0832) 215768
SOMMARIO

PRODOTTO IN PROPRIO - LECCE, 23.04.1998 - Sig. Umberto Savoia - Lecce - Piazzale Siena 4 - (0832) 392063
Dott. Andrea Mazzeo - Lecce - Via Adriatica 79 - E-Mail: a_mazzeo@doctor.com
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ALLEGATO

CARTA DEI DIRITTI DEI DISABILI MENTALI

  1. ALLE PERSONE PORTATRICI DI DISAGIO E DISTURBO MENTALE CHE UTILIZZANO PRESTAZIONI E SERVIZI DEL D.S.M. IN QUALSIASI CIRCOSTANZA E IN QUALSIASI MOMENTO DEVE ESSERE GARANTITO L’ACCESSO AI DIRITTI PREVISTI DALLA COSTITUZIONE.

  2. NELL’AMBITO DELLE GARANZIE DI CUI AL COMMA 1 IN PARTICOLARE DEVE ESSERE PROMOSSO E GARANTITO L'ACCESSO AI SEGUENTI DIRITTI:

    1. DIRITTO DI LIBERA ESPRESSIONE IN OGNI SEDE E IN OGNI AMBITO

    2. DIRITTO AL RISPETTO DELLE PROPRIE CONVINZIONI MORALI RELIGIOSE E POLITICHE

    3. DIRITTO AL RISPETTO DELLE PROPRIE SCELTE SESSUALI

    4. DIRITTO DI COMUNICARE CON CHIUNQUE IN QUALSIASI MOMENTO

    5. DIRITTO DI VEDERE RICONOSCIUTE RICERCATE E RAFFORZATE LE PROPRIE ABILITÀ E NON SEMPLICEMENTE VEDERE EVIDENZIATE LE DIFFICOLTÀ E LE DISABILITÀ

    6. DIRITTO DI ESSERE INFORMATI SU QUALSIASI TRATTAMENTO, DI ESSERE COINVOLTI NELLE DECISIONI CHE POSSONO ESSERE LEGATE ALLA PROPRIA SALUTE E ALLA PROPRIA VITA

    7. DIRITTO A NON SUBIRE AZIONI LESIVE DELLA PROPRIA INTEGRITÀ FISICA E DELLA PROPRIA DIGNITÀ, IN PARTICOLARE QUALSIASI MEZZO DI CONTENZIONE FISICA

    8. DIRITTO DI VEDERE SODDISFATTI I BISOGNI ELEMENTARI E DI ESSERE SOSTENUTI NELLA RICERCA DI RISPOSTE A BISOGNI DI EMANCIPAZIONE

    9. DIRITTO DI SCELTA DELL’ÉQUIPE CURANTE E NELL'AMBITO DI QUESTA DELLE SINGOLE FIGURE PROFESSIONALI

    10. DIRITTO DI ASSOCIARSI

    11. DIRITTO DI DECIDERE CHE OGNI ATTO DI CURA/MANIPOLAZIONE DEL CORPO SIA FATTO DA OPERATRICI/OPERATORI DELLO STESSO SESSO

  3. I SERVIZI DOVRANNO PORRE OGNI ATTENZIONE AL RISPETTO REALE DELLE DIFFERENZE DI GENERE, RAZZA, RELIGIONE, ETNIA, ETÀ, LINGUA, ORGANIZZANDO OVE POSSIBILE RISPOSTE E STRUTTURE ADEGUATE ALL’ESERCIZIO CONCRETO DI TALE ATTENZIONE.



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