Appendice: La sindrome di alienazione genitoriale


È conosciuta anche come sindrome di alienazione parentale (o Parental Alienation Syndrome - PAS, in inglese).

La nascita di questo concetto si deve a un singolare medico americano, il Dr Richard Alan Gardner (1931-2003); non esiste una sua biografia ufficiale ma se ne parla in diversi blog americani e italiani. Alcune delle notizie riportate sono riprese dal libro “El pretendido Síndrome de Alienación Parental - un instrumento que perpetúa el maltrato y la violencia”, delle psicologhe Sonia Vaccaro, argentina, e Consuelo Barea Payueta, spagnola (74)

Dopo la laurea in Medicina svolse il servizio militare obbligatorio tra il 1960 e il 1962 nell’Esercito USA di stanzia nella Germania Occidentale; al suo rientro si dedicò quasi esclusivamente alla professione di medico-legale mantenendo un legame con la Columbia University dove frequentava l’Istituto di Neuropsichiatria Infantile in qualità di medico volontario; questo gli procurò una certa fama consentendogli anche di utilizzare il titolo di professore.

Nel 1985 Gardner formulò compiutamente il suo concetto di PAS, che è il seguente: se nei casi di separazioni conflittuali i bambini esprimono un rifiuto verso uno dei due genitori (rifiuto di vederlo, parlargli, recarsi da lui in visita, ecc.) ciò è dovuto al fatto che l’altro genitore ha manipolato strumentalmente il bambino mettendolo contro il genitore rifiutato.

Il concetto ebbe una certa fortuna in quegli anni negli USA e venne ampiamente utilizzato in numerose cause di separazione coniugale per dirimere le questioni sull’affidamento dei figli minori della coppia che si stava separando. In effetti, così formulato, sembra di una semplicità stupefacente consentendo di risolvere rapidamente (e alquanto semplicisticamente) la questione affidamento, senza le “lungaggini” delle valutazioni psicologiche, le osservazioni sociali, ecc.

La “terapia” proposta da Gardner per curare la sua “sindrome” consiste in un’ordinanza del giudice che toglie l’affidamento al genitore “alienante” (quello amato dal bambino) per darlo invece al genitore “alienato” (quello rifiutato, odiato dal bambino), da lui stesso chiamata con un termine sinistro, “terapia della minaccia”.

Il concetto fu però ben presto criticato dalla comunità scientifica; già nel 1988 il Prof. Jon Conte, docente di Sociologia all’Università di Washington, così si è espresso sulla teoria della PAS:

Probabilmente la peggiore spazzatura non scientifica che io abbia mai visto in questo campo in tutta la mia carriera. Basare le politiche sociali su qualcosa di tale inconsistenza è follemente pericoloso.(75)

L’APA (American Psychiatric Association), l’associazione che raggruppa gli psichiatri americani non ha mai riconosciuto la scientificità della PAS e per questo motivo non l’ha inserita nel DSM che è la classificazione ufficiale dei disturbi mentali, ormai accettata a livello mondiale.

Nel 1994 una giurista, Cheri L. Wood, Ricercatrice in Diritto alla Loyola Law School di Los Angeles ha pubblicato un suo lavoro sulla rivista ufficiale dell’Università, la Loyola of Los Angeles Law Review(76). Nel suo lavoro la Wood evidenzia come la PAS manchi di una solida base teorica.

Nonostante queste critiche il concetto continuò a essere usato nei Tribunali per dirimere le questioni sull’affidamento di minori che rifiutavano la relazione con un genitore.

Dopo alcuni anni però, i Tribunali americani della famiglia si accorsero che qualcosa cominciava a non funzionare, a dispetto delle buone intenzioni, si presume, di Gardner. Il sasso nello stagno, per così dire, fu la drammatica denuncia di una madre il cui figlio, Nathan Grieco, si suicidò nel 1997 all’età di 16 anni(77).

Nathan era il più grande di tre figli nati dal matrimonio tra Louis Grieco, militare nella marina degli USA e Karen S. infermiera dell’Esercito; la coppia, che viveva in una base militare in California, si separò nel 1989.

Louis Grieco denunciò la situazione ai suoi superiori e questo ebbe come conseguenza il congedo immediato di Karen dall’Esercito; rimasta senza lavoro la donna si trasferì in Pennsylvania dai suoi genitori dove trovò un nuovo lavoro come infermiera in un Centro Medico dei Veterani USA e conobbe un medico dello stesso Ospedale con il quale si sposò nel 1992.

Da quel momento l’ex-marito cominciò a presentare denunce contro Karen con il pretesto che non le faceva visitare i figli; giunse persino ad aggredire l’ex-moglie nella sua casa e alla presenza dei figli. Il contenzioso legale che si aprì per l’affidamento dei minori vide, a un certo punto, entrare in scena Gardner, con le sue teorie e con la sua terapia della minaccia; il giudice lasciò l’affidamento alla madre obbligando però i minori ad andare in visita dal padre, nonostante il rifiuto dei bambini, per la violenza paterna, e il parere contrario degli altri periti.

Nathan Grieco ha lasciato questa lettera:

Chi sono io? È una domanda che mi faccio da un po’ ... Molte cose (soprattutto negative) sono accadute nella mia vita ... ci vorrebbero due vite per descriverle tutte ... da otto anni mio padre ci accusa nei tribunali, una causa giudiziaria dietro l’altra ... Ci sono molte altre storie come questa, ma non ho né il tempo né la forza per continuare. Così termina questo capitolo di tormento infinito della mia vita”.

La denuncia della madre di Nathan portò le istituzioni giudiziarie statunitensi a riesaminare tutti i casi di affidamento dov’era entrata in gioco la diagnosi di PAS.

Sono del 2001 due lavori di Carol Bruch, Professoressa e Ricercatrice di Discipline Giuridiche all’Università Davis della California, nei quali la PAS viene giudicata come “scienza-spazzatura”(78) e causa di errori nell’affidamento dei minori(79); in un terzo lavoro la Bruch ha riunito i primi due ed esteso l’analisi anche alla situazione in Inghilterra(80).

È del 2003 una decisa e dura presa di posizione dell’Istituto di Ricerca dei Procuratori Americani (funzione equivalente a quella dei nostri Pubblici Ministeri) che nella loro Rivista hanno pubblicato due lavori di critica alla PAS.

Nel primo concludono affermando che: “La Pas è una teoria non verificata che, se non contestata, può provocare conseguenze a lungo termine per il bambino che cerca protezione e rivendicazione legale nei tribunali”(81). Nel secondo sono ancora più drastici: “La PAS è una teoria non dimostrata in grado di minacciare l’integrità del sistema di giustizia penale e la sicurezza dei bambini vittime di abusi”(82).

Perché una presa di posizione così dura da parte di un organismo giudiziario federale? Perché l’Istituto di Ricerca, dall’analisi svolta su numerosi casi di modifica dell’affidamento dei minori, effettuati sulla base della teoria della PAS, si è accorto che hanno avuto tutti un’evoluzione negativa che ha visto i minori come vittime, magari non con il tragico epilogo della vicenda di Nathan Grieco, ma sempre storie drammatiche che hanno visto i minori soccombere alla violenza paterna e spesso anche agli abusi sessuali del padre.

Ma ormai l’“epidemia” della PAS aveva fatto i suoi feriti e i suoi morti negli USA e si stava diffondendo in altri Stati che più o meno rapidamente hanno posto riparo a questo scempio.

Il Dipartimento (Ministero) di Giustizia canadese ha pubblicato sul suo sito una serie di raccomandazioni da seguire nei processi di affidamento dei minori nel corso di separazioni conflittuali, consigliando di utilizzare “modelli esplicativi multidimensionali più complessi in contrasto con la nozione non empiricamente supportata di PAS”(83).

Questo sul fronte giudiziario; ma sul fronte scientifico, quello psichiatrico?

Negli USA questa presunta sindrome non è mai stata presa in considerazione dalla comunità scientifica psichiatrica. L’Associazione Americana degli Psichiatri (American Psychiatric Association, A.P.A.), nonostante ripetute pressioni, non ha mai compreso la PAS nella classificazione dei disturbi mentali (il DSM); per chi è estraneo alle questioni della psichiatria occorre spiegare brevemente cos’è il DSM.

La prima edizione del DSM fu pubblicata nel 1952 cercando di unificare le varie classificazioni utilizzate negli USA; vi era la necessità di una classificazione dei disturbi mentali che fosse uniforme in tutti gli Stati USA, essenzialmente per questioni medico-legali (valutazione dei danni psichici nei veterani di guerra).

Nel 1968 fu pubblicata la seconda edizione (DSM-II) cercando di avvicinarla a quella dell’OMS, già in vigore. La terza edizione (DSM-III) fu pubblicata nel 1980 e vide impegnati nella sua redazione i più importanti ricercatori statunitensi; l’interesse che questo modello classificativo suscitò a livello mondiale portò a un grosso sforzo organizzativo e di ricerca che vide impegnati i maggiori scienziati a livello internazionale organizzati in una sorta di task-force. Da questo lavoro nacque nel 1987 una revisione del DSM che fu chiamata DSM-III-R.

Nel 1994 fu pubblicata la IV edizione, chiamata DSM-IV e nel 2000 una revisione di quest’ultima, il DSM-IV-TR; quali migliori occasioni per inserire la PAS, se davvero fosse stata considerata una malattia in senso medico e psichiatrico?

Dopo qualche anno è stata pubblicata una nuova edizione del DSM-IV chiamata DSM-IV-TR (Text Revised), cioè “testo revisionato”, per correggere alcune inesattezze contenute nella precedente; anche in quest’occasione la PAS è stata completamente ignorata.

Quali caratteristiche deve avere un disturbo mentale per far parte di una classificazione ufficiale? L’accordo dei ricercatori di vari paesi sul suo riconoscimento come problema medico, la presenza di studi epidemiologici (cioè di prevalenza - percentuale di frequenza - nella popolazione) uniformi, uguali in tutti i paesi del mondo, e studi clinici attendibili fatti da diversi autori che pervengano tutti ai medesimi risultati uniformi. La PAS invece quali caratteristiche aveva in quegli anni? Praticamente sconosciuta alla psichiatria, cominciava a diffondersi nei tribunali dove si svolgevano processi per l’affidamento dei minori nel corso di separazioni conflittuali, sostenuta solo dal Dr Gardner e poi da qualche altro medico-legale che aveva fiutato l’affare (gli onorari di Gardner in quegli anni viaggiavano sulla rispettabile cifra di 500 dollari l’ora); praticamente la “malattia” si rivelava appena compariva sulla scena il Dr Gardner. Non occorre la patente di scienziato per collegare le due cose: la causa di questa “malattia” era la presenza stessa del Dr Gardner! Dove compariva Gardner compariva anche la PAS, dove Gardner non c’era la PAS era assente.

Capita l’antifona, Gardner e soci si sono rapidamente dati da fare per pubblicare su qualche rivista di prestigio e diffondere il verbo in altri paesi; qualcosa è stato effettivamente pubblicato su riviste scientifiche, anche se si tratta di lavori non sottoposti a peer-review, cioè a revisione da parte di altri psichiatri, e in altri paesi si è cominciato a parlare di PAS.

Un aspetto inquietante è che molti lavori di Gardner sono stati pubblicati sulla rivista Psychological Therapies, diretta dal Dr. Ralph Underwager, sostenitore di tesi a favore della pedofilia.

In altri paesi l’epidemia ha cominciato a diffondersi: Argentina, Brasile, Inghilterra, Francia, Spagna, Italia, tra quelli a me noti; in questi paesi sono comparse traduzioni dei lavori di Gardner e sono stati pubblicati articoli sulla PAS, prevalentemente da medici-legali, psicologi giuridici, avvocati, coloro cioè che utilizzano la PAS nei tribunali. Nulla di nuovo sul fronte della ricerca scientifica sulla PAS che è ferma all’epoca di Gardner; da allora non c’è stato nessun progresso scientifico, se così si può dire.

E questo è strano, molto strano.

Prendiamo per es. un disturbo psichiatrico relativamente recente, il disturbo di panico. Nel cap. 7 si è dato un breve cenno della storia di questo disturbo; pur conosciuto da tempo la sua formulazione come disturbo autonomo è relativamente recente risalendo alla fine degli anni ‘60; da allora c’è stato un fiorire di ricerche e di studi, di pubblicazioni, di libri. La letteratura scientifica sul panico è ormai sterminata, c’è da perdersi; ogni studio aggiunge sempre cose nuove, di natura epidemiologica, patogenetica, clinica, terapeutica. Sulla PAS nulla di nuovo in questi 27 anni, com’è nata così procede, anche perché la modifica di un solo tassello farebbe cadere tutto il castello di carta, e questo i suoi sostenitori lo sanno molto bene.

Ma torniamo al DSM: nei lavori preparatori per il DSM-V, la cui uscita è prevista per il 2013, la PAS è relegata nell’appendice, tra le condizioni proposte da fonti esterne e in attesa di ulteriori studi(84).

Il linguaggio, un po’ ermetico, dell’APA va spiegato; non dicono esplicitamente che è una bufala ma lo lasciano intendere.

Proposta da fonti esterne” significa che questo concetto non è nato in seno alla comunità scientifica, non le appartiene, non scaturisce dalla ricerca scientifica ma è una “curiosità” che sta lì in attesa di capire di che si tratti.

L’espressione “necessita di ulteriori studi” significa che a tutt’oggi, a distanza di ben 27 anni dalla sua invenzione, la PAS non ha ancora ricevuto le conferme scientifiche che possano consentire di prenderla in considerazione come malattia di carattere medico, nello specifico, psichiatrica.

Cosa significa “conferme scientifiche”?

Per spiegarlo bisogna necessariamente fare un breve passo indietro nel tempo.

Nella storia della scienza, sino al tardo medioevo la costruzione del sapere scientifico avveniva sulla base dell’autorità dei grandi maestri del passato (per la medicina Ippocrate, Galeno), di quanto tramandato dalla tradizione; nessuno si sarebbe mai sognato di sottoporre quel sapere consacrato dai secoli alle “sensate esperienze” e “certe dimostrazioni”, secondo la parole di Galileo(85). Ed è proprio Galileo che ha posto le basi della ricerca scientifica moderna; dal 1600 a oggi i criteri di valutazione della ricerca sono divenuti sempre più sofisticati, obiettivi. Oggi si dice “basati sulle evidenze”, cioè su ciò che è evidente, su ciò che risulta dalle sperimentazioni.

Al giorno d’oggi non basta escogitare un’idea, apparentemente geniale, pubblicarla su una qualsiasi rivista o libro, perché diventi scienza; l’idea dev’essere valutata da altri ricercatori, sottoposta a verifiche sperimentali, cioè a prove del suo valore scientifico, poi confrontata con ipotesi opposte, ecc. (controllo della logica e della critica, come detto a proposito dei deliri). Non è così semplice.

Per quanto riguarda la PAS, i lavori di Gardner sono stati tutti pubblicati da una sola casa editrice che si chiamava, senza nemmeno molta fantasia, Creative Therapeutics; la sede di questa casa editrice aveva lo stesso indirizzo della casa del Dr Gardner, cioè era casa sua; qualche lavoro è stato pubblicato da riviste giuridiche, ma quasi nulla su riviste psichiatriche importanti. Il suo lavoro più significativo, quello del 1985 in cui espone per intero la teoria della PAS e la terapia della minaccia, si basa su 16 citazioni bibliografiche delle quali ben 15 sono dello stesso Gardner; si è continuamente auto-citato e pubblicato in proprio i suoi libri; l’auto-citazione nella scienza è sempre sospetta.

Per carità, nulla di scandaloso, molti lo fanno; ma non si può pretendere di spacciare questo come scienza.

In assenza delle necessarie conferme scientifiche che dovrebbero arrivare anche da altri ricercatori, e da tutto il mondo, per la comunità scientifica la PAS non ha alcuna attendibilità. Nonostante ciò l’epidemia ha continuato a espandersi ed è giunta nell’Europa continentale invadendo per prima la Spagna. Qui la comunità scientifica è corsa rapidamente ai ripari, addirittura con un documento ufficiale dell’Associazione Spagnola di Neuropsichiatria (AEN), cioè l’istituzione che rappresenta tutti gli psichiatri spagnoli(86); in questo documento la PAS viene definita “un castello in aria” e viene consigliato a tutti gli psichiatri di non farne uso né in ambito clinico né in ambito giudiziario.

Questo pronunciamento dell’AEN è giunto nel marzo del 2010, dopo alcuni articoli scientifici pubblicati da psichiatri spagnoli e il libro, già citato, di Vaccaro e Payueta; in particolare un lavoro di Antonio Escudero e collaboratori(87) ha analizzato profondamente il concetto della PAS, trovando pochissimi lavori pubblicati in più di vent’anni su riviste scientifiche di una certa importanza e dimostrando come più che su concetti scientifici la sua costruzione si basa su argomentazioni retoriche di nessun valore scientifico. Il suo uso nei tribunali ha il solo scopo di modificare l’affidamento dei minori dal genitore amato a quello rifiutato.

In Italia il concetto è stato introdotto nel 1997 con la seconda edizione di un testo giuridico(88); il testo non tiene conto di nessuna delle critiche mosse fino allora alla teoria della PAS.

Uno dei primi lavori italiani di critica della teoria della PAS risale al 2007; si tratta di un articolo pubblicato sulla Rivista di Sessuologia, dal titolo molto esplicativo: L’occultamento delle violenze sui minori: il caso della Sindrome da Alienazione Parentale(89). Le Autrici, entrambe docenti di Psicologia all’Università di Trieste, scrivono nel riassunto del lavoro:

In letteratura e nei tribunali italiani si sente parlare sempre più spesso della Sindrome da Alienazione Parentale (SAP) per spiegare il fatto che in taluni casi, dopo una separazione, la madre, solitamente il genitore affidatario, si opponga a mandare i figli in visita al padre arrivando a denunciarlo per abuso sessuale. Queste denunce sarebbero sempre false, anche quando i bambini stessi raccontano di avere subito abusi, perché prodotte dal plagio della madre sui figli. Il forte rischio di violenza sui bambini e sulle madri separate durante le visite, un rischio documentato dalla letteratura, viene del tutto ignorato.
La SAP non ha ricevuto alcuna convalida dalla comunità scientifica e molti dei suoi sostenitori hanno posizioni ambigue e vicine alla pedofilia.
Lo stesso inventore della sindrome, Richard Gardner, minimizza gravemente i danni dell’abuso sessuale sui minori.
Purtroppo si tratta di una strategia impiegata sempre più spesso per occultare la violenza su donne e bambini in un’epoca caratterizzata da un nuovo negazionismo dell’abuso.

Nel 2008, sulla Rivista di Sessuologia Clinica è stato pubblicato un articolo da docenti dell’Università “La Sapienza” di Roma(90) nel quale la teoria della PAS è criticata poiché “oltre a non avere alcun requisito per definirsi ‘Sindrome’, sembra essere uno strumento di lettura unilaterale e poco scientifico nei confronti di un sistema complesso quale quello familiare”. Nel lavoro si sottolinea che “Un modello alternativo che, secondo gli Autori, sembra assumere l’ottica migliore per affrontare le problematiche post-separazione in esame, sembra essere quello di Kelly e Johnston” che è un modello sistemico multidimensionale, molto più adatto a comprendere e intervenire in dinamiche complesse come quelle delle famiglie conflittuali rispetto alla semplicistica teoria di Gardner.

Sul fronte, diciamo, favorevole a questa diagnosi è da registrare un recente articolo di Bernet e coll.(91). Nel 2011 ho pubblicato un articolo su richiesta del blog “Osservatorio per la Psicologia nei media”(92) nel quale ho analizzato questo lavoro; cito testualmente:

… il goal dell’articolo è evidente sin dal titolo: l’inserimento della PAS nel prossimo DSM-V e nell’ICD 11. Una rassegna bibliografica, quindi, dei lavori sino ad oggi pubblicati che possa convincere gli estensori del DSM a prenderla in considerazione, più che uno studio che apporti nuove conoscenze in questo campo; con questo obiettivo la PAS viene ribattezzata PAD (Parental Alienation Disorder).
“Gli AA mostrano di avere le idee poco chiare sin dall’inizio dell’articolo poiché ne propongono l’inserimento o nel corpo del DSM-V, o nell’Appendice B (Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica) o in una delle altre appendici del DSM-V (Criteri e Assi utilizzabili per ulteriori studi). A mio parere l’obiettivo degli AA è solo quello di ottenere comunque l’inserimento del PAD in una qualsiasi sezione del DSM, non importa quale, per poterlo poi sbandierare in tribunale come una sindrome riconosciuta dal DSM.”
“Nel paragrafo successivo illustrano i motivi per cui, a loro parere, l’alienazione parentale è una diagnosi; tra le venti ragioni esposte si va dall’essere un disturbo dell’attaccamento ad un disturbo relazionale; poi che è un concetto valido per via dei numerosi studi condotti in vari paesi (ma senza supportare questa affermazione con riferimenti bibliografici specifici), al fatto che i criteri diagnostici sarebbero replicabili come confermato da numerose ricerche (che però non vengono citate), ecc.”
“Una serie di argomentazioni retoriche più che dati scientifici, che sono ripetute sino alla fine dell’articolo. Ne segue un’ampia bibliografia, elencata in ordine alfabetico e non numerata, cosa che non consente alcun riscontro tra le affermazioni fatte nel lavoro ed il corrispettivo riferimento bibliografico. Lavori, come già detto, non indicizzati dalle banche dati o che non raggiungono i criteri minimi della Cochrane per essere oggetto di metanalisi.”
“Chiudono il lavoro proponendo, in analogia con i DSM, il set di criteri diagnostici (da A ad F) ma senza fornire indicazioni sul numero di criteri necessari per la diagnosi e soprattutto senza affermare che in assenza di compromissione psico-sociale, clinicamente significativa, del bambino non si può fare la diagnosi del Disturbo
.”

Un’analisi del concetto di PAS dal punto di vista rigorosamente medico è stata svolta dal sottoscritto in occasione di un convegno che si è svolto presso l’Ordine dei Medici di Firenze l’11 febbraio del 2012(93); questa relazione è stata poi inserita in un e-book(94).

Per comodità di ricerca sto inserendo tutto il materiale in un sito internet:

http://www.alienazionegenitoriale.org/index.html

Di recente, il 21 giugno 2012, nel replicare a un Rapporto ONU che indagava la violenza contro le donne in Italia, il Governo italiano ha scritto che(95):

In conclusion, there is awareness that the PAS is in fact a "legal matter" though being very dangerous in cases of abuse, painful for mothers, fathers, children, who may face these theories in painful separation proceedings. At present the scientific literature and international legal practitioners advise against the existence of PAS, against its admissibility in court and the need for extensive research and studies before new theories are used in complex and sensitive issues related to child-care in separations cases, it is intolerable, hypocritically, there might be the attempt to introduce such a theory, provided that as per its own tradition Italy places at the core of its activities the rights of the child.
(In conclusione, c’è consapevolezza sul fatto che la PAS sia una questione legale sebbene molto pericolosa in casi di abuso, dolorosa per le madri, padri e bambini che potrebbero fronteggiare queste teorie in dolorosi procedimenti di separazione. Al momento la letteratura scientifica e i professionisti legali internazionali ragguagliano contro l’esistenza della PAS, contro la sua ammissibilità nei Tribunali e sulla necessità di ulteriore ricerca e studi prima che nuove teorie siano usate in complesse e delicate questioni collegate alla cura dei figli nei casi di separazione; non è tollerabile, ipocritamente, che ci possa essere il tentativo di introdurre una simile teoria, stabilito che per le sue tradizioni l’Italia colloca al centro dei suoi interessi i diritti del bambino).

Si è parlato prima di sperimentazioni scientifiche, necessarie per la verifica di una teoria; proprio negli USA la PAS è stata sottoposta, diciamo così, a una sperimentazione sul campo e cioè al suo utilizzo nei Tribunali per dirimere le questioni di affidamento dei minori. La sperimentazione è clamorosamente fallita avendo dimostrato che l’uso di questi concetti non solo non risolve il problema ma lo aggrava mettendo a rischio la sicurezza dei minori, che è quella che si sarebbe voluta tutelare. In qualsiasi sperimentazione scientifica basta un solo evento negativo (peggioramento delle condizioni di salute o addirittura la morte) per interrompere immediatamente la sperimentazione; la PAS ha peggiorato le condizioni di salute di molti bambini e ha causato la morte di alcuni. Alla luce di queste conseguenze negative dev’essere immediatamente abbandonata; qualsiasi comitato etico direbbe che la sperimentazione dev’essere interrotta.

La PAS è forse al di sopra dell’etica?


74. Vaccaro S, Barea Payueta C: El pretendido Síndrome de Alienación Parental - un instrumento que perpetúa el maltrato y la violencia. Desclée de Brower, Bilbao, Spagna, 2009. Ed. ital.:La presunta sindrome di alienazione parentale - uno strumento che perpetua il maltrattamento e la violenza. EdIt, 2011. TORNA AL TESTO

75. Myers J (a cura di): A mother’s nightmare-incest. A practical legal guide for parents and professionals, Sage, Thousand Oaks, pp. 199-210, 1997, cit. in Crisma M., Romito P.: L’occultamento delle violenze sui minori: il caso della Sindrome da Alienazione Parentale. Rivista di Sessuologia, 31(4):263-270, 2007. TORNA AL TESTO

76. Wood CL: The Parental Alienation Syndrome: a dangerous aura of reliability. Loyola of Los Angeles Law Review, 1994. TORNA AL TESTO

77. Vaccaro S, Barea Payueta C: Ib. (tutta la vicenda è riportata nel libro citato). TORNA AL TESTO

78. Bruch CS: Parental Alienation Syndrome: Junk Science in Child Custody Determinations. 3 EUROPEAN J L REFORM 383 (2001). TORNA AL TESTO

79. Bruch CS: Parental Alienation Syndrome and Parental Alienation: Getting It Wrong in Child Custody Cases. 35 FAMILY LAW QUARTERLY 527 (2001). TORNA AL TESTO

80. Bruch CS: Parental Alienation Syndrome and Alienated Children - getting it wrong in child custody cases. Child and Family Law Quarterly, Vol 14, No 4, 2002. Quest’ultimo lavoro è disponibile anche in una traduzione francese autorizzata dall’autrice: Les concepts de syndrome d'aliénation parentale (SAP) et d'enfants aliénés (EA): sources d'erreur dans les conflits de garde d'enfants. Ne esiste anche una traduzione in spagnolo: Síndrome de Alienación Parental. Haciéndolo mal en los casos de custodia infantil TORNA AL TESTO

81. Rivera Ragland E, Fields H: Parental Alienation Syndrome: What Professionals Need to Know - Part 1 of 2. National District Attorneys Association, National Center for Prosecution of Child Abuse, 16, 6, 2003. TORNA AL TESTO

82. Rivera Ragland E, Fields H (2003), Parental Alienation Syndrome: What Professionals Need to Know - Part 2 of 2. National District Attorneys Association, National Center for Prosecution of Child Abuse, 16, 7, 2003. TORNA AL TESTO

83. Department of Justice - Canada: Making Appropriate Parenting Arrangements in Family Violence Cases: Applying the Literature to Identify Promising Practices (in francese: Conclure les bonnes ententes parentales dans les cas de violence familiale: recherche dans la documentation pour déterminer les pratiques prometteuses) TORNA AL TESTO

84. http://www.dsm5.org/ProposedRevisions/Pages/ConditionsProposedbyOutsideSources.aspx TORNA AL TESTO

85. Rossi P: La nascita della moderna scienza in Europa. Laterza, Bari, 1997. TORNA AL TESTO

86. AEN: Declaración en contra del uso clínico y legal del llamado Síndrome de Alienación Parental, 2010. TORNA AL TESTO

87. Escudero A, Aguilar Redo L y de la Cruz Leiva J:La lógica del Síndrome de Alienación Parental de Gardner (SAP): Del síndrome «puro» a la «terapia de la amenaza». Rev. Asoc. Esp. Neuropsiq. v. 28 n. 2 Madrid, 2008. e http://scielo.isciii.es/scielo.php?pid=S0211-57352008000200004&script=sci_arttext&tlng=es TORNA AL TESTO

88. Gulotta G., Cigoli V., Santi G.: Separazione, divorzio e affidamento dei figli, II Ed. Giuffré, Milano, 1997. TORNA AL TESTO

89. Crisma M, Romito P: L’occultamento delle violenze sui minori: il caso della sindrome da alienazione parentale. Rivista di Sessuologia, 31(4):263-270, 2007. già cit. TORNA AL TESTO

90. Sabatello U, Regini D: La sindrome di Alienazione Genitoriale - PAS. Rivista di Sessuologia clinica, 2008. TORNA AL TESTO

91. Bernet W, Von Boch-Galhau W, Baker A J L, Morrison S L (2010), Parental Alienation, DSM-V, and ICD-11, Am J Family Therapy, 38:76–187. TORNA AL TESTO

92. Mazzeo A: La sindrome di lienazione parentale: realtà clinica o argomento retorico? TORNA AL TESTO

93. Mazzeo A:La presunta sindrome di alienazione parentale. Relazione al Convegno di Firenze, Ordine dei Medici TORNA AL TESTO

94. Mazzeo A: Sindrome di alienazione genitoriale (PAS) – Il grande imbroglio, 2012 TORNA AL TESTO

95. United Nations: Report of the Special Rapporteur on violence against women, its causes and consequences, Rashida Manjoo (leggere il paragrafo 145 a pag. 26). TORNA AL TESTO


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