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L'ANZIANO PSICHIATRICO: BREVI RIFLESSIONI, SITUAZIONE ATTUALE NELL'O.P.I.S., POSSIBILITÀ DI SOLUZIONE


Andrea Mazzeo, Giuseppe Fabiano, Maria Luisa Marra, Lucia Greco*
*Rispettivamente, medico, psicologo, assistente sociale C.I.M. di Nardò (LE) e assistente sociale C.I.M. di Galatina (LE).
Relazione presentata al Convegno Realtà e prospettive dei Servizi Socio-Sanitari per gli Anziani.Nardò, 1980.
Estratto dal volume:Realtà e prospettive dei Servizi Socio-Sanitari per gli Anziani. M. RAGNO EDITORE, 1980.

Nell'ambito di questo convegno che tratta i problemi della terza età sia a livello di realtà attuale che di ipotesi programmatiche, gli operatori del Centro di Igiene Mentale di Nardò hanno ritenuto opportuno e quanto mai necessario inserire il problema ancora aperto e spesso sottaciuto e trascurato degli anziani psichiatrici.
Probabilmente il motivo di tale negligenza è da ricercare nella «impressione» prevalente che la «malattia mentale» ha avuto rispetto al dato obiettivo cronologico-anagrafico. A nostro parere, invece, tale ottica necessita di un totale ribaltamento, onde ridare dignità esistenziale alla persona in senso olistico e non limitandone la considerazione al solo evento patologico. Succede, infatti, molto spesso, e non solo tra i non addetti ai lavori, che la persona viene identificata con la malattia e tutti i suoi pensieri, i suoi atti, i suoi problemi, le sue esigenze il suo comportamento insomma, vengono fatti risalire all'evento patologico. Più precisamente possiamo dire che, pur non essendo le esigenze e i bisogni derivanti dalla condizione di malattia, ma da quella di essere umano, le risposte date ad essi si caratterizzano come risposte date al malato, non alla persona.

Se a tale situazione si aggiunge la scarsa considerazione che in una società come la nostra si ha per i problemi connessi all'essere anziano, si vede come l'anziano psichiatrico è doppiamente vittima di un inesorabile processo di emarginazione, che diviene assoluta negazione della sua esistenza all'interno di una istituzione totale, come è sempre e dovunque l'ospedale psichiatrico.

Ed è proprio di questo che vogliamo parlare, degli anziani ricoverati in Ospedale Psichiatrico. Sono in genere persone con una lunga degenza alle spalle (30-40 anni), per le quali sembra non valga più la pena di tentare qualsiasi intervento, a differenza degli altri ricoverati per i quali, in base alle leggi 180/78 e 833/78 ed alla L.R. 72/80, si tenta un reinserimento familiare, sociale e lavorativo, anche attraverso strutture intermedie quali case famiglia, case-alloggio, strutture lavorative ecc., che non sono adatte a persone anziane lungamente istituzionalizzate, in quanto si caratterizzano come spazi in cui l'autogestione, unitamente alle possibilità di risocializzazione e di un eventuale reinserimento lavorativo, rappresentano dei momenti qualificanti ed essenziali.

In questa ottica emerge, con tutta la sua prorompente realtà, la difficoltà dell'anziano psichiatrico di reinserirsi nel nucleo familiare di origine o di formazione.

In molti casi, infatti, la famiglia si è smembrata, formando nuovi nuclei familiari, nell'ambito dei quali l'anziano non à una figura affettivamente importante, anzi talvolta à ingombrante; altre volte la famiglia di provenienza, per la lunga assenza del ricoverato si è ristrutturata in maniera diversa, raggiungendo un nuovo equilibrio che il rientro dell'anziano, per di più «ammalato», sconvolgerebbe. Altre volte ancora incidono le condizioni economiche e quelle strutturali dell'ambiente (abitazione ecc.) che rendono difficile, per non dire impossibile, la permanenza dell'anziano in famiglia.

Alle cause sopra descritte va aggiunto il forte pregiudizio di trovarsi di fronte a soggetti ricoverati in O.P. In questi casi predomina quasi sempre l'ignoranza e si realizza, da parte dei soggetti della famiglia di origine, un atteggiamento distaccato se non apertamente ostile, di diffidenza e di paura, che coinvolge non solo i familiari, ma tutto l'ambiente circostante e che rende veramente difficile la vita dell'ex-paziente e di chi lo accoglie. In questa ottica si collocano molto spesso i ritorni volontari dell'anziano in O.P., quando non addirittura i ricoveri coatti, che denunziano la scarsa tolleranza ambientale.

Riportiamo a questo punto la tabella 1 , che riassume i risultati di una ricerca svolta qualche anno fa presso l'O.P.I.S. di Lecce e tendente ad evidenziare i motivi che spingono i parenti a non accogliere il congiunto anziano.

Per tutto quanto detto riteniamo che il reinserimento dell'anziano vada inquadrato nell'ambito dei servizi e degli interventi socio-sanitari per gli anziani come primo momento qualificante ed elettivo, proprio perché emergono in primo piano i problemi specifici della terza età e quanto è rimasto della vecchia patologia psichiatrica non è rilevante al punto da giustificare la continuazione della dipendenza da una struttura psichiatrica, sia a livello istituzionale che a quello territoriale.

La situazione attuale nell'O.P.I.S. à la seguente: vi sono 200 degenti di ambo i sessi di età superiore a 50 anni, che rappresentano i 2/3 circa del totale dei ricoverati provenienti dai comuni della provincia di Lecce. Ci sembra necessario specificare che abbiamo assunto come limite di età minima i 50 anni, operando così una dilatazione rispetto ai limiti di età comunemente considerati, in base alla considerazione, ormai ampiamente verificata, che una lunga istituzionalizzazione provoca un «invecchiamento precoce», facendo emergere in anticipo i problemi specifici connessi alla terza età.

Detto così, il numero di 200 sembra essere piuttosto considerevole e quindi il problema del reinserimento potrebbe apparire di difficile soluzione, ma suddividendo gli anziani in base alle UU.SS.LL. di provenienza e quindi di logica competenza, il fenomeno assume dimensioni più realistiche e fa intravedere possibilità estremamente concrete per la sua soluzione.

Per tale motivo abbiamo ritenuto utile riportare nella tabella 2 i seguenti dati.

Conclusione
Il nostro Intervento non ha lo scopo di offrire soluzioni precostituite, che, a nostro parere, vanno ricercate nell'ambito di ciascuna realtà locale, ma vuole essere un momento di analisi di un fenomeno, i cui termini sono pressoché sconosciuti, per un approccio veramente realistico al problema degli anziani psichiatrici, al fine di configurare concretamente, a breve-medio termine, le prospettive e le realizzazioni tendenti al loro reinserimento sociale.





Tabella 1.- PERCHÉ I FAMILIARI NON POSSONO RITIRARE IL PAZIENTE ANZIANO

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. %
Impossibilità di assistenza 48 23,70
Per disaccordo familiare --- ---
Impossibilità economica 56 27,70
Scarsa tolleranza delle esigenze delle persone anziane 46 22,70
I familiari in maggioranza sono emigrati 52 25,90
TOTALI 202 100,00
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Tabella 2.- SUDDIVISIONE PER U.S.L. DEGLI ANZIANI RICOVERATI IN OSPEDALE PSICHIATRICO

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U.S.L. TOTALE UOMINI DONNE
  1. Lecce 33 15 18
  2. Campi 17 8 9
  3. Carmiano 10 7 3
  4. S. Cesario 12 8 4
  5. Martano 15 10 5
  6. Nardò 14 7 7
  7. Galatina 13 6 7
  8. Maglie 16 9 7
  9. Poggiardo 15 12 3
10. Ugento 6 3 3
11. Casarano 12 10 2
12. Tricase 15 12 3
13. Gallipoli 22 12 10
TOTALI 200 119 81
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E-Mail: a.mazzeo@tin.it

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